ORA
SANTA_9
Siamo
alla sera del Giovedì santo " Gesù sapendo che la Sua ora era giunta di
passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò
sino alla fine, sino all'eccesso " Si è dato loro in cibo ed in bevanda.
La S. Eucaristia è istituita, è fondato il Sacerdozio cattolico. Il Cuore di
Gesù si è diffuso in fiotti d' ineffabile tenerezza sull' intera umanità,
nel divino trattenimento avuto cogli Apostoli dopo la Cena. Cos'accadrà ora ?
Ah
! stanno per emanare eccessi di dolore dagli eccessi di amore dell' Uomo Dio
per i suoi fratelli... chè fino dall' eternità ne fu fatto il decreto.
Si
compia! Per redimere il mondo colpevole è necessaria una vittima simile a
Colui ch'è stato offeso. Dove trovarla? Non ve ne può essere altra fuorchè
Gesù Cristo, Figlio di Dio, poichè si è incarnato appunto per redimerci.
Sono trentatrè anni che il suo Cuore sospira l'istante di consumare l'opera
per cui si è rivestito della nostra umanità, opera meditata prima dei
secoli, dall'infinito suo amore, chè, ricordiamolo sempre con letizia ineffabile,
da tutta l'eternità ci ha amati.
E
adesso 1' ora è venuta: « venit hora ! » E'
l'ora sua « hora ejus » l'ora sovranamente desiderata dal suo Cuore! Udiamo
com' Egli la invoca con accenti appassionati: « Debbo essere battezzato da un
battesimo di sangue ed arde in me il desiderio di riceverlo ! »
O
Gesù, che entri nel giardino dei Getsemani, è dunque in un battistero che
scendi per ricevervi il battesimo dell' istesso tuo Sangue ! Spettacolo degno
degli Angeli e di Dio medesimo ! Ed in questo battistero Tu scendi calmo e
forte sapendo tutto quanto quivi soffrirai perchè sei Dio! Permettimi di stare
vicino al tuo Cuore agonizzante: Non voglio perdere nulla di quanto sta per
accadere, voglio vedere tutto, ascoltare tutto : dammi la grazia di capire
tutto!
Domine
ut videam ! Divino Agonizzante
! dammi un segno della tua
bontà
e, quantunque io sia un povero peccatore, accosta all'anima mia il Calice del
Getsemani, affinchè io possa gettarvi tutto il mio amore e così esso a Te
ritorni meno amaro e disgustoso a conforto del tuo Cuore divino.
1.
Il Cuore di Gesù freme e si turba davanti al dolore.
Cor
meum conturbatum est, dereliquit me virtus mca. (Ps.
XXXVII, 2)
Se
Gesù non si fosse degnato di passare per la sofferenza, per l'agonia e la morte
che saremmo noi divenuti? Chi
sarebbe stato il nostro modello per insegnarci a patire ed a morire?
Ah!
consoliamoci: mentre è Dio, il diletto Salvatore nostro, è anche uomo.
Contempliamolo nell'orto degli ulivi. L'ora alla quale è pervenuto. Egli lo ha
detto, è l' ora sua: non è venuto al mondo se non per quest'ora. E nondimeno
adesso che i dolori senza numero e senza nome eh' essa racchiude, lo stringono
da ogni parte non sa più dove sia... « Il mio Cuore è turbato e le mie forze
mi sono venute meno ». Perché questo turbamento ? Per amor nostro, per
compassione di noi. Sentiamo S. Agostino che illumina questo mistero.
«
Com' è possibile che simile forza sia turbata e che la pietra che tutto
sostiene sia scossa? Ah! è la nostra debolezza che in Lui è turbata. Invece di
attribuire al loro Maestro una debolezza indegna di Lui, si riconoscano le
membra nel loro Capo: Egli è turbato perchè vuol esserlo e per consolare
chi è, suo malgrado, turbato ».
Sì,
tutti un giorno o 1' altro dovremo passare per l'ora nostra, accettare il
Calice della prova e misurarci, corpo a corpo, col dolore. Gesù Cristo volle
santificare in sè medesimo questo stato d'apparente contrasto di un' anima
che comprendendo 1' utilità del patire per la purificazione del cuore,
lealmente lo desidera, ma giunto il momento, tutto il suo essere morale si
contrae e protesta coritro i dardi che lo colpiscono: Egli ha voluto provare,
per esperienza, cosa voglia dire essere dominati, schiacciati dall'angoscia
fino al punto di dover dire: « No! non è possibile sopportare tanto strazio !
» Egli ha volontariamente abbandonato la sua anima umana in preda a tutte
quelle angoscie che noi così bene conosciamo, noi poveri esseri di creta,
allorchè il dolore ci aggrava, lo sgomento, la noia, la tristezza ci
comprimono e ci soffocano. Egli è là, Gesù, prostrato bocconi sul suolo
pregando che, se è possibile, passi questo Calice lungi da Lui.
O
Gesù, quanta delicatezza racchiude il tuo Cuore divino per le inferme tue
creature ! Per divinizzare le loro sofferenze, Tu hai umanizzate fino a questo
punto le tue! Così nelle nostre prove, nelle lotte della vita oseremo
accostarci' a Te pensando che Tu pure le hai attraversate!
Quando
il nostro peso sarà troppo greve e noi saremo quasi prossimi a soccombere,
allontaneremo lo spettro della disperazione ripetendo sommessamente: « Anche
il Cuore di Gesù nel giardino degli ulivi venne meno sotto il peso che
l'opprimeva! »
E
ripiglieremo coraggio nella via del dovere difficile, monotono, austero !
Quando
il dolore offuscherà tutto intorno a noi e ci sentiremo soli e sperduti in tal
tenebrio, ripiglieremo coraggio dicendo a noi medesimi « Anch' Egli si turbò e
fu sgomento nel giardino degli ulivi ! » E, sperando un raggio di luce,
aspetteremo con fiducia giorni di pace!
Quando,
triste cosa ma vera, che un animo nobile e delicato vergognasi di confessare a
se stesso, la noia ci avvolgerà come in una cappa di piombo, insinuandosi fino
alle più intime fibre del cuore sforzandoci ad esclamare a nostra volta : « L'
anima mia è triste fino alla morte » sopporteremo questo tedio mortale senza
ribellione, crederemo che tutto non è perduto, ma che ritorneranno i divini
conforti e diremo a noi stessi: « Anche Gesù nel giardino degli Ulivi assaporò
la noia ed il disgusto, quest'acqua amara del torrente della vita ». Questo
ricordo ci darà il coraggio di continuare ancora e di guardare il Cielo!
O
Cuore di Gesù, grazie d'esserti mostrato insieme così umano e così divino,
durante l'ora di angoscia e d'amore che fu quella della Tua agonia!
Io
ti ringrazio anche delle pene della mia vita che imprimono nell' anima mia le
tue divine sembianze : non solo le accetterò con pace, quale giusta
espiazione dei miei peccati e di quelli del mondo intero, ma ti benedirò delle
spine che hai seminato sul mio cammino con un fine di misericordia. Grazie,
o Cuore di Gesù, dei tuoi amabili rigori che la tua bontà sa trasformare
in sorgenti di fede ed in motivi di merito.
Qui
nell'Orto vicino a Te, io voglio imparare il segreto di soffrire in silenzio e
con amore. Degnati di unire a questo sacrificio anticipato di tutto me stesso,
il tuo Sangue prezioso affinchè la mia offerta possa recare gloria al tuo
Cuore e redenzione a quelle povere anime pervertite dai godimenti della terra.
Visita, o Gesù penante, questi figli prodighi e con una benedizione della tua
Mano insanguinata dona loro perdono e pace.
Accordami
infine un ultimo privilegio e sia quello di amarti nell' ignominia della tua
Passione, di consolarti fino alla morte e di spirare sul tuo Cuore in un' intima
comunione di riparazione e d'amore.
II.
Il Cuore di Gesù ha pregato nel giardino degli ulivi.
Et
factus in agonia prolixias orabat. (Lue.
XXII, 43)
Nel
Santo Vangelo vi è un detto sublime: « Ed entrato in agonia orava più
intensamente ».
Quale
lezione per me! Quando la mano di Dio mi colpisce devo forse ripiegarmi in un'
inerzia passiva, in un desolato mutismo? Oh no! devo pregare! II dolore ha la
missione di plasmare in noi l'opera di Dio, di purificarci, trasformarci, creare
in noi capacità celesti: questo lavorio intimo si compie per mezzo della
grazia, la quale si ottiene con la preghiera. Gesù ce lo insegna nel Getsemani
e con quale eloquente insistenza !
In
quanto uomo, vedendosi sommerso in un oceano di dolore, cade in ginocchio e
prega... non in modo qualsiasi, ma con accento intenso ed insistente,
proporzionato alla veemenza
della
sua angoscia. Come descrive Gesù questa preghiera attraverso alle frasi
ispirate del Salmista ? « I gemiti del mia Cuore sono scoppiati in ruggiti ».
Sì, sotto la pressione del dolore la sua preghiera non è più solo una
supplica, un gemito... è diventata un ruggito, capace di smuovere le viscere
del Celeste Padre ! Soffre, agonizza ed esce completamente fuori di se medesimo
per slanciarsi in Dio! Dall'intimo del suo Cuore straziato esclama al Padre: «
De profundis clamavi ad Te, Do mine ! »
Le
angosce del Salvatore divino vanno crescendo ed egli insiste nella preghiera...
Passano,
in quel momento, davanti ai suoi occhi i carnefici, gl' insultatori della sua
Croce, i negatori del Vangelo e dell'amor suo e quel Cuore divino prega: «
Padre, perdona loro! »
Passano
gli apostati, i vili, i traditori, gl' ingrati ed i ribelli: Gesù li guarda,
li conta ed esclama con instancabile supplica : « Padre, perdona loro ! »
Passano
i persecutori della Chiesa, i seduttori dei popoli, gl' ipocriti, i superbi,
passano i gaudenti che profanano 1' anima nel fango di abbiette passioni: ed
il Divino Agonizzante, prega, prega sempre: « Padre, perdona loro ! ».
Passano
i Sacerdoti tiepidi ed infedeli, i religiosi imperfetti e mondani; passano i
genitori colpevoli, le famiglie discordi, le società segrete con le loro
orgie infernali; passano popoli e governanti coi loro insulti e con le loro
rivolte, passano gli oltraggiatori del Pontefice e del Clero e Gesù, come
soffocato da questo pelago di peccati e d'ignominia, prega, prega per tutti:
« Padre, perdona loro in nome mio ! ».
Gesù
in quel momento pregò anche per noi; i nostri nomi risuonarono nel Suo
Cuore agonizzante: ci vide e numerò i nostri peccati, le nostre strane
incoerenze, le nostre ver gognose concessioni, vide la debolezza del nostro
spirito, la tiepidezza della nostra fede: vide però anche la nostra riparazione
attuale, la nostra presente contrizione, vide la promessa d'amore che ora gli
facciamo di rifugiarci fra le braccia della preghiera superbi, passano i
gaudenti che profanano 1' anima nel fango di abbiette passioni: ed il Divino
Agonizzante, prega, prega sempre: « Padre, perdona loro ! ».
Passano
i Sacerdoti tiepidi ed infedeli, i religiosi imperfetti e mondani; passano i
genitori colpevoli, le famiglie discordi, le società segrete con le loro
orgie infernali; passano popoli e governanti coi loro insulti e con le loro
rivolte, passano gli oltraggiatori del Pontefice e del Clero e Gesù, come
soffocato da questo pelago di peccati e d'ignominia, prega, prega per tutti:
« Padre, perdona loro in nome mio! ».
Gesù
in quel momento pregò anche per noi; i nostri nomi risuonarono nel Suo
Cuore agonizzante: ci vide e numerò i nostri peccati, le nostre strane
incoerenze, le nostre vergognose concessioni, vide la debolezza del nostro
spirito, la tiepidezza della nostra fede: vide però anche la nostra riparazione
attuale, la nostra presente contrizione, vide la promessa d'amore che ora gli
facciamo di rifugiarci fra le braccia della preghiera quando suonerà l'ora
della prova. Non ci capita troppo spesso di fare il contrario e, fra le
strette dell'angoscia, di ripiegarci sopra noi stessi avvelenando, con
riflessioni inutili, con lamenti pericolosi, quel Calice che dovrebbe portarci
meriti di santità ?
Cambiamo
metodo e scriviamo nel Cuore di Gesù agonizzante un vero patto d'amore: uno
sguardo al Salvatore, fatto per amor nostro un' ombra sanguinosa, eppure
costante nella preghiera, ci dirà in quali termini dobbiamo formulare questa
promessa solenne.
PAUSA:
prevedere le occasioni di possibili sofferenze, accettarle anticipatamente e
proporre di viverle, con silenzio e pace, nella preghiera fervente e
continuata, resa efficace Ball' attenzione della mente, dall' ardore del
cuore, dall' energia della volontà.
III.
Il Sacro Cuore di Gesù si umilia nella sua agonia.
Bonum
mihi quia humiliasti me. (G. C. XVIII, 70)
Dovunque
e sempre il Cuore di Gesù ci è Maestro e modello, ma nel giardino degli Ulivi
dà lezioni d' impareggiabile bellezza: meditiamo ora i suoi esempi d'umiltà.
La sofferenza lo avvolge d' ogni parte e. scaglia sul suo Cuore dardi
arroventati. Come la riceve Gesù questa angoscia spietata ed incomprensibile?
Oh profondità dei misteri di Dio! Come se gli fosse dovuta. Nessuna rivolta nel
suo Cuore: sotto la mano del Padre che lo colpisce esclama sinceramente: « Padre,
giacchè sono diventato agli ócchi vostri il peccato di tutti merito io i
vostri colpi ». Ed apre umilmente il Cuore a tutte le angosce, quel povero
Cuore che tosto ne sarà colmo fino a riboccarne... Ma sempre dalle divine
labbra del Dio penante, uscirà la medesima preghiera di sincero annientamento
« Bonum mihi quia humiliasti me ». S'inchina, si piega amorevolmente sotto
il castigo con tale spirito di umiltà, che finisce per disarmare il Padre
celeste. Egli non avrà più frecce da lanciare sul Figlio diletto, sostituito
allo schiavo colpevole, ma Gesù avrà ancora umiltà per espiare il peccato
col suo pentimento e coi suoi dolori.
Ripieghiamo
lo sguardo su noi stessi... Quando Iddio ci prova non sentiamo
istintivamente un moto di rivolta e non pensiamo che poco ci ama perchè tanto
ci tormenta? Non gli domandiamo ragione dei nostri dolori quasi fossero
ingiustificati? L'avevano detto al Maestro addormentato nella fragile
navicella gli apostoli, quando i venti impetuosi e le onde furenti del mare di
Tiberiade li minacciavano: «Maestro non te ne importa che noi periamo?».
Ma Gesù li aveva rimproverati con sguardo severo: Uomini di poca fede!
A
noi pure rivolge lo stesso rimprovero quando, incoscienti e cattivi, osiamo
lamentarci dei nostri dolori nella nostra greve ignoranza non riusciamo ad
afferrare la nozione, pur tanto semplice ed evidente, che, essendo peccatori,
dobbiamo espiare personalmente, dobbiamo soffrire, non solo per nobile motivo di
amore, ma ben anche per stringente motivo di giustizia: questa gran verità
purtroppo sfugge al nostro spirito superficiale abituato ad adagiarsi nella
persuasione egoistica che a Gesù solo tocca il calice dell' espiazione e del
patimento: spesso, troppo. spesso noi dimentichiamo le formidabili
responsabilità contratte di fronte ai nostri peccati personali. Esaminiamo per
un momento la nostra vita morale: guardiamo nella loro realtà e nella loro
ostinazione le miserie del nostro spirito, che pure in noi è quello che v'ha
di più nobile e perfetto: poniamo mente alle nostre dimenticanze,
contraddizioni ed impotenze, a quell'inclinazione al male che ci travolge non
arrestandosi nemmeno davanti al grido della coscienza, alle incostanze del
nostro carattere così fantastico, ai debiti contratti cogli uomini e con Dio:
leggiamo alla luce della fede la nostra storia intima, quella di cui fummo i
soli autori e di cui dovremo rispondere al tribunale di Dio: contiamo, se ci
torna possibile, le colpe attuali commesse liberamente, con cognizione di
causa, nello splendore della fede,
in possesso della grazia, con deliberazione ponderata... Ancorchè non vi
fosse che un solo peccato mortale segnato negli atti della nostra vita, pure non
ci saremmo meritati l' inferno? E che cosa sono tutti i dolori umani paragonati
a quell'oceano di fiamme eterne? Non dovrebbe bastarci questo sguardo
interiore a renderci, una volta per sempre, umili e pazienti nella prova? Ah !
tutto ci grida con I' accento dell'evidenza che l'espiazione per noi è uno
stretto dovere e che dobbiamo piegarci sotto la sua mano con la virtuosa
riconoscenza dell' umiltà più profonda: ricordiamoci però al momento
opportuno ch'essa non è composta solo di parole, ma di sangue, se non del
sangue delle vene, almeno di quello del cuore, perché «senza effusione di
sangue non si dà remissione ». Il sangue non è forse la vita? Benvenuta sia
dunque la prova qual messaggera di giustizia quando viene a chiederci il
sangue del cuore e cioè ad aiutarci a pagare i nostri debiti e quelli dei
nostri fratelli.
O
Gesù, che fosti sempre dolce ed umile di cuore, ma sopratutto nella tua Agonia,
investimi del tuo spirito di umiltà e di verità, fammi capire ben bene che
quando il dolore raggiungerà e stringerà nelle sue spire il cuore, l'anima
ed il corpo, è la tua delicatissima Mano che passa sulila povera anima mia per
purificarla, abbellirla, cesellarvi un capolavoro di virtù che rapisce gli
Angeli del cielo. Ah ! il dolore è messaggero di giustizia, ma è peraltro
dono di supremo amore; perchè stampa in noi le sacre stigmate dei predestinati,
secondo la la parola dell'Apostolo, il quale assicura che quelli soltanto
saranno salvi che si troveranno conformi all'imagine del Figliuol di Dio. Con
Gesù, saremo un giorno confrontati, con Gesù che è l' Uomo dei dolori, con
Gesù che ha la croce inalberata in Cuore ed il corpo fatto una sola piaga.
Quale
sarà allora il nostro contento di trovarci a Lui somiglianti e d'aver ripetuto
sinceramente come Lui, con umile amore, durante le nostre prove « Bonum mihi
quia humiliasti me ! ». PAUSA: riflessioni propositi.
IV.
Il Cuore agonizzante di Gesù entra nella volontà dell' Eterno Padre.
Pater
non mea voluntas, sed tua fiat. (Lue. XXII, 42)
Ecco
la parola che compendia la suprema gloria di Dio e la santificazione del
mondo. Salvatore Gesù, Dio ed uomo, sii eternamente benedette per averla
pronunciata, non già senza sforzo, ma con tanta generosità nella sanguinosa
lotta della tua Agonia. Più ti è costato dirla questa cara parola, più mi fa
bene! Potrò dunque anch'io tentare di pronunciarla e, se avverrà fra
esitazioni, ripugnanze ed angosce, essa non tornerà meno gradita al Padre
celeste, meno cara al Cuore di Gesù, meno meritoria per me.
Quando
la divina Volontà mi sembrerà superiore alle mie forze ed il mio cuore
tremerà dinanzi al compimento d'un dovere potrò dirgli: «Padre! Padre!
Ricordati del Figliuol tuo nel giardino degli Ulivi! Egli pure respinse dapprima
il Calice; Gli abbisognò del tempo per. acquietarsi sotto il flagello della
Sovrana Volontà ».
Per
tre volte Gesù domandò che fosse mutata, ma sempre 1' ultima parola fu detta
per entrare nel Divino beneplacito: « Non come io voglio, ma come vuoi Tu. Non
si faccia la mia Volontà, ma la tua! ». O Cristo Gesù, voglio fare come Tu
facesti. Nonostante le ripugnanze della natura ed il grido dell'amor proprio,
voglio abbandonarmi alla cieca alle disposizioni del Tuo volere che considererò
sempre quasi umili accidenti di un nuovo sacramento d'amore, nel quale racchiudi
e nascondi la carità del Tuo Cuore per comunicarmela a misura dell' amore e
della fede con cui accetto la tua Volontà: il mio motto, la mia parola d'oro,
io mio programma di santificazione sarà questo: « Padre la tua volontà si
compia! ».
Oh
parola che è sorgente d' ogni pace in cielo
ed in terra! Consideriamo quello che accade nel Getsemani: finchè Gesù non
l'ha pronunciata, la tempesta che internamente lo sconvolge, si scatena
spaventosamente: ma appena ha detto quel felice «Fiat» tutto si calma: il
Padre Celeste è soddisfatto ed il Divin Condannato s' incammina verso la
Croce, con tutta la sovrumana bellezza d'una Vittima che, per amore,
spontaneamente vuole la propria immolazione.
Nulla
più lo arresta, vuole ciò che Dio vuole e s'avanza pieno di ardimento: «
Surgite! eamus ! ».
E
noi pure, crediamolo una buona volta, quando entreremo pienamente nella Volontà
di Dio, per quanto ci torni costosa, gusteremo i balsami della pace e del
gaudio, giusta quel profondo detto del Salmista: «Secondo la moltitudine dei
miei dolori nel mio cuore, le tue consolazioni hanno giocondato l'anima. mia!
».
Ed
ora, o Gesù, come concluderò questa pia meditazione fatta vicino al tuo Cuore
dolorante? Farò mio il detto da Te rivolto alla turba dei miserabili che, nel
giardino degli Ulivi, venivano a catturarTi : « E' questa l'ora vostra, è il
potere delle tenebre ».
Oserò
modificarlo applicandolo al tuo Cuore, con tutta l'adorazione e e la
riconoscenza dell'anima mia. « Cuore di Gesù,. è questa l'ora tua ed il
potere dell' amore ».
Dunque
poichè per amor mio hai accettato il dolore, l'agonia e la morte, accetto fin
d' ora, a mia volta, per amor tuo, il dolore, l'agonia e la morte dicendo «Amen»
a tutti gli avvenimenti che si succederanno nella mia vita e che sono come
l'alfabeto adorabile che mi esprime i voleri del tuo Cuore.
Tocca, o Salvatore divino, con le tue Mani creatrici, questo mio povero cuore, separa me da me stesso, fa tacere nell'anima mia tutti gli affetti, i movimenti, i ricordi, i sussulti, i desideri che non siano unicamente per Te. Ch' io nulla cerchi, nulla rifiuti, ma inabissi il mio niente con tutte le sue preoccupazioni, i suoi patimenti, il suo sentire nell'oceano della tua misericordiosa onnipotenza: ch'io più in me non viva, ma la mia esistenza si trasformi in un « si » continuo di adesione al tuo beneplacito che mi faccia vivere della tua vita, dimentico di me ed in Te solo assorto, o Cuore di Gesù. Abbandono il mio corpo alla tua giustizia, il mio cuore al tuo amore, la mia anima alle tue divine operazioni : tenebre o luce, gioia o dolore, vita o morte, non voglio sapere, sentire, conoscere nulla di me stesso: il mio io, o Gesù agonizzante, è immerso nel tuo Calice, perduto nel tuo Cuore, sacrificato al tuo amore, immedesimato con la tua volontà « Fiat in aeternum ! ».
PAUSA:
riflessioni propositi. Terminare l' Ora santa recitando.
(Quest'
Ora santa è quella proposta dal Monastero della Visitazione di ParayleMonial,
un po' ampliata).