ORA
SANTA DELLE QUARANTORE
Prostrati
a terra nella maggior compunzione del nostro cuore, pregheremo il Dio delle
misericordie a dimenticare i peccati da noi commessi, a farcene sentire tutta
la loro enor mità e ad ispirarci una costante e viva detestazione di tutto
ciò che può offendere la sua divina giustizia. Penetrati di poi dall'amarezza
di questa misera vita, lo pregheremo di elevare la nostra mente, acciò possiamo
degnamente meditare l'adorabile sua passione, e cavarne i più santi
ammaestramenti, i quali ci sostengano in questo periglioso e mortal viaggio.
Quindi ben raccolti diremo cinque volte il Pater nostro e cinque l'Ave Maria
contemplando Gesù Cristo entrato nell'orto degli Olivi trattare per
l'ultima volta coll'Eterno suo Padre il gran mistero della nostra
Redenzione. Inginocchiato a terra ed anticipando tutta la serie dolorosa delle
ignominie e dei più crudeli trattamenti che andava ad incontrare, si offre a
Dio qual vittima di espiazione per essersi caricato delle nostre iniquità. Ad
una vista sì atroce egli si affligge, passa alla più penosa agonia, il sudore
a guisa di sangue gli scorre per tutto il corpo, e bevendo questo calice sì
amaro: Padre, egli dice, sia fatta la tua sola volontà. Ah! egli innocente,
egli santo, per placare a favor nostro la divina Giustizia accetta una morte
tormentosa e noi pieni di malizia e di peccati, fuggiamo con inquietezza ogni
piccolo malore, e lottiamo contro i di lui voleri.
Dateci,
Signore, lo spirito dell'orazione e la vigilanza necessaria per resistere alla
seduzione del mondo. Fate, che da questo momento la vostra divina volontà sia
la norma delle nostre azioni, che amiamo unicamente la vostra legge e che
siamo sempre disposti a soffrire con rassegnazione tutti i mali che a voi piacerà
mandarci in questa vita acciò possiamo coronarla con una morte preziosa ai
vostri occhi.
Diremo
cinque volte il Pater noster e cinque l' Ave Maria, considerando che appena Gesù
Cristo ebbesi riavuto da quella dolorosa agonia, gli si presenta Giuda suo
discepolo con una turba numerosa di armati per arrestarlo. Giuda, colmato di
benefici dal Salvatore, onorato della sua amicizia, testimonio dei prodigi
da lui operati, diventa il ministro dei di lui persecutori, prende l'impegno
di consegnarlo nelle loro mani e con un bacio sacrilego eseguisce l'esecrando
progetto. Il Redentore sente tutto l'obbrobrio di questo trattamento e tutta
la perfidia di Giuda; ma ben lungi dal mostrare ai suoi carnefici il minimo
risentimento si lascia dai soldati legare e trascinare come fosse uno scellerato
e vedendo che i discepoli erano pronti a respingere la furia degli aggressori,
loro pacificamente comanda di deporre le armi, sanando anzi Malco che era
stato da uno di essi ferito. Consideriamo quante volte siamo stati visibilmente
protetti dalla mano di Dio contro infiniti pericoli, quante grazie abbiamo da
lui ricevute e con tutto ciò quanto fu grande la nostra ingratitudine! Noi
abbiamo corrisposto alle Sue misericordie colla moltiplicazione degli eccessi:
noi ci siamo accostati alla Sua mensa colla perfidia e col tradimento nel
cuore. Ah! noi dunque siamo peggiori di Giuda per la frequenza de' nostri
sacrilegi!
Degnatevi,
o Signore, di produrre in noi una stabile conversione, rendeteci imitatori di
voi medesimo sopportando con pazienza gli affronti e le ingiustizie de' nostri
fratelli; fate, che non pensiamo alla vendetta, ma che a voi rimettendola,
guardiamo con uno sguardo di compassione e di benevolenza i nostri offensori.
Diremo
cinque volte il Pater poster e cinque l'Ave Maria considerando che essendo condotto
Gesù Cristo nella casa di Caifa, Pietro lo segue da lontano e mostra già tutta
la timidezza nel seguirlo, quando poco prima gli aveva protestato di non
lasciarlo, benchè tutti lo abbandonassero. La semplice interrogazione di una
donna lo fa apostata e spergiuro; sino a tre volte ei sostiene che non è
discepolo di Gesù, e lo giura sotto gli occhi del suo buon Maestro legato, afflitto,
deriso, calunniato. Con tutto ciò Gesù rivolge lo sguardo pietoso a questo
infedele discepolo, il quale non potendo più sostenere la presenza del Maestro
da sè negato, esce di là per piangere amaramente il suo fallo. Quante volte appena
commessa la colpa gittò anche sopra di noi Gesù Cristo uno sguardo di
misericordia, eccitò nel nostro cuore vivi e cocenti rimorsi, ci aprì gli
occhi per conoscere l'indegnità della nostra vita. Il nostro pentimento però
non fu stabile, la nostra tristezza fu momentanea e con tutte le proteste
di emendazione e di fedeltà, la nostra compunzione fu passeggera.
Misericordioso
Iddio, rendeteci diffidenti delle proprie nostre forze, preservateci dalle
occasioni del peccato, sostenete la nostra debolezza, confermate il nostro
ravvedimento, e fate che mai deponendo la memoria di nostre colpe, ad'imitazione
di Pietro le possiamo espiare con un pianto durevole e sincero.
Diremo
cinque volte il Pater poster e cinque 1'Ave Maria, considerando Gesù tutta la
notte in mezzo ai suoi carnefici, che lo insultano, lo strapazzano e lo
bestemmiano. Viene di poi condotto nella maniera più violenta, e fra le
villanie d'una calca sediziosa, davanti al congresso dei sacerdoti, i quali lo
interrogano se era il figliuolo di Dio. Niente commossi dalle adorabili di lui
risposte, accecati dall'odio e dal desiderio di sacrificarlo alla loro passione,
lo presentano tumultuariamente a Pilato, e con false accuse lo aggravano; Pilato
lo interroga, e non trovandolo reo di morte, lo rimette ad Erode e da questo
nuovamente passa a Pilato, il quale non osando ripugnare al furore del popolo,
contro la propria coscienza lo fa crudelissimamente flagellare. Ad una pena sì
ingiusta i soldati aggiungono una corona di acute spine, onde stringono
strettamente il sacratissimo capo del Redentore; lo spogliano delle vesti per
dargli uno straccio di porpora ed una canna, lo dileggiano e lo oltraggiano in
mille modi egualmente barbari che ignominiosi. Ecco, dicon essi per
derisione, il Re de' Giudeil Ecco, possiam noi dire l'opera dei nostri peccati.
Noi battendo le vie che tennero i Sacerdoti e i Giudei di Gerusalemme,
chiudiamo volontariamente gli occhi alle verità che potrebbero trarci dai
nostri disordini. Rinunziamo ai nostri lumi per indurirci il cuore, per
continuare nelle perversità. Noi, come fece Pilato, con una indegna viltà
contro il nostro sentimento sacrifichiamo la coscienza e il dovere alla fortuna,
alle vanità, alle passioni.
Degnatevi,
o Signore, di creare in noi un cuore d'innocenza e di giustizia: fate che
siamo pronti alle divine ispirazioni, che guardiamo con disprezzo le apparenze
di questo mondo, che i nostri pensieri e le nostre opere altro non mirino
che la vostra legge e la vostra grazia.
Diremo
cinque volte il Pater nostrr e cinque l'Ave Maria, considerando Gesù flagellato
e tutto grondante sangue, reso spettacolo d'un popolo infurìato, il quale
non cessa di spregevoli oggetti a Dio medesimo, o per una rea condiscendenza,
o perla speranza di qualche vantaggio, o per altri frivoli riguardi.
Strappate,
o Signore, dall'animo nostro queste mostruose ingiustizie: fate che vi
amiamo con tutto il cuore, con tutte le forze; che non profaniamo l'onore a
voi solo dovuto e che verso il prossimo nostro noi abbiamo i più sinceri
sentimenti di carità e di sollecitudine per consolarlo nelle sue avversità e
per assisterlo nelle sue indigenze.
Diremo
cinque volte il Pater noster e cinque l'Ave Maria, considerando il Redentore
tuttochè
aspramente battuto tuttochè languido tra i più atroci dolori e quasi spirante,
ricevere sulle spalle il peso enorme della croce, trascinarla con istento e
sentirsi perpetuamente oltraggiare, maltrattare con ischerni e con offese da
una folla di manigoldi che raddoppiano sul di lui corpo sacrato i colpi del loro
furore. In mezzo a sì acerbi patimenti, vedendo le donne, che per pietè, di
lui piangevano: Figliole, dice loro, cessate di piangere sopra di me, piangete
piuttosto sopra voi stesse. Il suo amore gli fa perder di vista l'oggetto
crudele della Croce, alla quale era vicino ad essere barbaramente conficcato.
Oh! infinita misericordia! Le miserie che ci accompagnano, le disgrazie che ci
sovrastano sono il maggiore dei suoi tormenti. Ei non vuole che il nostro cuore
si intenerisca allo spettacolo della sua passione ma piuttosto che si commuova
per lo stato infelice dell'anima nostra, quando il peccato abita in essa.
Spezzate,
Signore, l'interna nostra durezza, rivolgete sopra di noi stessi le nostre
riflessioni e fate che lagrime perenni da noi si versino pel dolore di tante
nostre iniquità. Servano questi santi giorni di preparazione per degnamente
ricevervi nel Sacramento dell'Altare e sia questo il termine fortunato dei
nostri eccessi.
Diremo
cinque volte il Pater poster e cinque l'Ava Maria considerando la vergognosa
compagnia di due assassini, che fu data al Redentore degli uomini, in mezzo ai
quali fu poi appeso al patibolo. Giunto sul monte Calvario, la soldatesca
rabbiosa lo spoglia bruscamente, e lo stende così nudo sulla croce. Allora,
continuando gli insulti e i dileggi, a forza di chiodi gli trapassano le mani
e i piedi e alla vista di un numeroso popolo lo alzano su quel legno destinato
al supplizio dei malfattori. Le sue vesti si giuocano alla sorte e si dividono
fra i carnefici, i quali secondano le bestemmie dei principali della nazione,
contro il divino Salvatore. Ingiuriato com'era Gesù Cristo, tormentato,
bestemmiato, egli, sempre benefico, e sempre abbondante di misericordie, prega
il divin suo Padre per i suoi persecutori, e scusa avanti a lui il maggiore dei
misfatti, il peccato più esecrabile. Padre, egli dice con voce pietosa, perdonate
ai miei carnefici, essi non sanno quel che si facciano. 0 Salvatore dell'uman
genere, voi non ricusate di morire per i vostri nemici e noi aspettiamo la
morte per risolverci a perdonare ai nostri fratelli 1 Voi innocente ed
impeccabile avete con pazienza sofferto per amor nostro i più acerbi trattamenti,
e noi corrotti e colpevoli ogni lieve tribulazione ci disgusta, ci amareggia e
ci trasporta di collera.
Fate,
o Signore, che pazientemente sopportiamo i mali di questa vita, i torti dei
nostri malevoli e la malignità dei nostri avversari. Fate, che perdonando ad
essi e pregando Iddio per loro, meritiamo anche noi il perdono delle nostre
colpe innumerabili. Rendeteci imitatori di voi medesimo, senza di che non
possiamo sperare la vita beata.
Diremo
cinque volte il Pater poster e cinque l'Ave Maria considerando Gesù in croce
quasi spirante, cui per bevanda si porge del fiele e dell'aceto. Uno degli
scellerati, che accanto è per morire sul patibolo, riconosce l'innocenza di
Gesù ed i propri delitti. Lo prega ricordarsi di lui quando sarà giunto nel
suo regno, e Gesù, misericordiosamente accogliendo la preghiera di quel
peccatore, gli promette ancor quel giorno il paradiso. In quel momento si oscura
il cielo, tutta la terra si ricopre di tenebre e si scuote in tutta la sua
estensione, le rupi si spezzano ed i morti sorgono dai loro sepolcri. Il Figliuolo
di Dio grida ad alta voce, che il tutto è consumato, raccomanda l'Anima sua
al divin suo Padre e piegando il suo capo adorabile muore. Ah! chi può rammentare
i tormenti e la morte di un Dio senza la più viva commozione?
Chi
può mirare il volontario sacrificio che Egli fa sulla croce per la nostra
salute, senza concepire il più sincero pentimento de' propri peccati
Convertite, Signore, il nostro cuore, imprimete in esso tutti i caratteri di
un'anima pentita. Dissipate le tenebre delle nostre passioni e fate, che
riconoscendo in voi il nostro Redentore ed il nostro Giudice, nel punto estremo
del vivere nostro siamo degni di udire quella voce consolante: Oggi sarai meco
in paradiso.
Amabilissimo
Redentore Voi per effetto di un'infinita misericordia, obliando l'eterna
vostra grandezza, avete voluto vestirvi dell'umana spoglia, abitare fra gli
uomini e morire per essi. Voi senza distinguere le nazioni e i popoli e senza
preferenza di condizioni per tutti egualmente avete sostenuto una passione
dolorosa e per tutti degnato vi siete di spargere il preziosissimo vostro
Sangue; il Vostro corso mortale è stato una serie non interrotta di virtù e
prodigi il modello dei giusti e la consolazione dei peccatori che a voi
ricorrevano. Permettete, Salvator del mondo, che i nostri cuori penetrati
dalla più viva compunzione di tante colpe commesse, pieni di tenerezza in
compenso dell'amor vostro, di gratitudine per tanti segnalati benefizi a noi
compartiti, di ammirazione per i sublimi insegnamenti che ci avete lasciati vi
adorino profondamente ed incessantemente vi ringrazino. Chi può mai esaltare
abbastanza le meraviglie e le misericordie, che avete per nostra salvezza
operato? Mille volte sull'orlo d'un orribile abisso, eravamo noi degni di
esservi precipitati; ma voi aveste compassione di noi ingrati peccatori, come
un padre ha compassione per i suoi teneri figli; voi gettaste sopra le anime
nostre uno sguardo di misericordia e le avete liberate dal fuoco dell'inferno,
il quale è preparato a chi conculca la vostra legge ed era ben meritato da
noi, la cui vita è stata finora un cumulo esecrabile di peccati sopra
peccati. Noi rientriamo oggimai nel nostro nulla, sentiamo tutto il peso della
misera nostra condizione, ben comprendiamo la vanità dei nostri affetti e vediamo
chiaramente che la figura di questo mondo è passeggera e fugace. Già
detestando 1' illusione del secolo, noi alziamo i nostri gemiti al glorioso
vostro trono e nella maestà che vi circonda osiamo presentarvi i nostri umili
voti per implorare il soccorso della onnipotente vostra grazia.
Sollevateci
dai mali che ci affliggono, confermate la notra fede, aumentate la nostra
speranza, accendete il nostro cuore, oud' esso non ami, non desideri, non
sospiri che il vostro regno immortale. Fate che deponendo le antiche nostre
passioni le quali tante volte ci hanno fatto dimenticare le vostre vie, ci
vestiamo di opere sante e che, morti ai piaceri e alle vanità, viviamo solo in
voi ed aspettiamo con impazienza la gloriosa vostra venuta. Degnatevi, o
Signore, ispirarci ancora desideri di salute per i nostri fratelli. Fate che
travagliamo sollecitamente alla conversione dei peccatori e all'edificazione
dei giusti. Illuminate col dono della Fede i popoli idolatri, raddrizzate
quelli che sono nell'errore di una falsa religione e fate che la vostra legge
sia da tutti seguita ed amata. Possano tutti cospirare in ogni parte
dell'universo ed in ogni tempo nell'adorare il vostro n o me, nel benedire la
vostra tenera provvidenza e nel cantare concordemente le vostre lodi. Dirigete
col vostro lume i consigli del supremo Capo della Chiesa ed assistetelo negli
esercizi del suo eccelso Ministero. Aumentate lo zelo dei Pastori della
vostra greggia, santificate i pensieri, le azioni del Clero e muovete i fedeli
ad emularne le virtù. Fumino perpetuamente sui nostri altari gl'incensi della
pace e della fraterna carità. Risuonino da per tutto le voci della concordia
e della dilezione, e salgano al vostro Trono i reciproci voti della comune
salvezza.
Se le temporali prosperità non ripugnano agli interessi dell'anima nostra e alla gloria del vostro nome, benedite i nostri impieghi, rendete fertili le campagne e preservateci dalle malattie. Ma se i terreni vantaggi pregiudicassero alla vostra gloria ed alla nostra santificazione, mandateci qualunque travaglio si pubblico che privato e dateci soltanto la forza di sopportarlo con rassegnazione. Ah! noi saremmo infelici, se in mezzo alla sanità, alla sicurezza ed all'abbondanza meritassimo la vostra collera. Liberateci, Signore, da questa terribile disgrazia, onde possiamo cantare una volta in paradiso le vostre glorie per tutta l'eternità. Così sia.
1 Al corifeo. Salmo di David:
2 quando andò da lui il profeta Natan, dopo ch'egli era stato con Betsabea.
3 Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande bontà, e secondo la moltitudine delle tue misericordie scancella il mio peccato.
4 Lavami abbondantemente dalla mia iniquità, e dal mio peccato mondami.
5 Perchè riconosco la mia iniquità, e il mio peccato è sempre dinanzi a me.
6 Contro te solo ho peccato, e ho fatto ciò ch'è male a' tuoi occhi. Sicchè tu sei giustificato nella tua sentenza, e inattaccabile nel tuo giudizio.
7 Ecco infatti nell'iniquità fui concepito, e ne' peccati mi concepì mia madre!
8 Ecco, tuttavia, tu ami la fedeltà, e recondite e occulte cose di tua sapienza m'hai fatto conoscere.
9 Aspergimi con l'issopo e sarò mondo; lavami, e sarò bianco più della neve.
10 Fammi udire gaudio e letizia, ed esultino le mie ossa abbattute.
11 Rivolgi la tua faccia da' miei peccati, e tutte le mie iniquità cancella.
12 Un cuor puro crea in me, o Dio, e uno spirito retto [e saldo] rinnova nel mio seno.
13 Non mi rigettar dalla tua faccia,e il tuo santo Spirito non toglier via da me.
14 Rendimi la gioia della tua salvazione,e con nobile [e generoso] spirito confortami.
15 Insegnerò agl'iniqui le tue vie,e gli empi ritorneranno a te.
16 Liberami dal reato di sangue, o Dio, Dio della mia salvezza,ed esulterà la mia lingua [celebrando] la tua giustizia.
17 Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca annunzierà la tua lode.
18 Perchè se tu avessi voluto un sacrifizio, te l'avrei offerto: di olocausti non ti diletti!
19 Sacrifizio [accetto] a Dio è lo spirito compunto:un cuor contrito e umiliato, o Dio, tu non disprezzi.
20 Mostrati benigno, o Signore, per la tua bontà, verso Sion, [fa'] che siano edificate le mura di Gerusalemme!
21 Allora accetterai il sacrifizio di giustizia, le oblazioni e gli olocausti;allora sul tuo altare porranno i giovenchi.